TEXAS, U.S.A. - Voci dal Braccio della Morte

          Ultimo aggiornamento: 22/10/2008
   

STIAMO INSEGNANDO QUALCOSA AI PRIGIONIERI?

(di: Richard Rossi)

Beh, sono politiche cosi’ comuni in Arizona. Il mese scorso il dipartimento carcerario ha iniziato a usare le catene con i suoi prigionieri. Sostengono che e’ necessario come modo per punire una porzione della popolazione dei detenuti che non si conforma alle regole. E’ chiaro che il governatore Symington e gli altri politici pensano che la vista dei prigionieri che si trascinano fanno parte di tutte quelle riforme del tipo "diventiamo piu’ duri" di cui si e’ discusso nell’ultima decade. E non da’ svantaggi nel campo dell’ottenere voti, inoltre. Non c’e’ nessuna prova che questo redima il crimine, piuttosto c’e’ la prova che umiliare i prigionieri servee ben poco per prevenire il recidivismo.

Molta gente e’ stupida abbastanza da credere che la paura della legge crei rispetto per la legge. L’ultima volta che vennero tolte le catene non fu perche’ vennero considerate come punizione crudele e inusuale (questa questione non venne mai decisa dalla Corte Suprema USA) ma perche’ non impedivano alle persone di commettere crimini. I politici sostengono che tutto questo ridurra’ il crimine, ma dove sono le prove? Dove sono gli studi? Se la societa’ non impara dagli sbagli del passato, certo questi verranno ripetuti.

La maggior parte della gente e’ d’accordo sul fatto che la punizione e’ una buona cosa, ma una punizione troppo dura puo’ essere controproducente, specialmente quando i danni causati dalla prigione non si limitano ai colpevoli, ma affliggono anche le mogli, le partners, i bambini e altri membri delle famiglie. Se noi sovra-imprigioniamo e degradiamo, e umiliamo, perdiamo il valore che vogliamo ottenere dai dollari delle nostre tasse. Dollari e vite sono persi. La bilancia pende troppo a destra e stiamo facendo piu’ danni che non cose utili. Con tutti i repubblicani che parlano di re-inventare il governo, perche’ ci rivolgiamo sempre agli stessi politici? Una ragione e’ che i nostri governatori e avvocati sono incollati nello stesso paradigma che e’ stato in voga negli ultimi 20 anni. Che non fanno niente per agire sulle cause principali della diffusione del crimine: droga, educazione, razza, malattie mentali, debolezza dei nuclei familiari.

C’e’ bisogno di un programma di prevenzione. Se per ogni dollaro che spendiamo in prigioni fossero spesi due dollari per prevenire il crimine, potrebbe venirne fuori qualcosa di buono. Invece di ridurre le tasse ai benestanti bisognerebbe creare delle riduzioni per le persone e le organizzazioni che implementano le misure di prevenzione del crimine. E’ un fatto che l’Arizona abbia il piu’ alto tasso di gravidanze di adolescenti della nazione. Perche’ qualche bravo politico non viene fuori e prova a trovare il modo di ritardare queste gravidanze in modo da ridurre il tasso di criminalita’ nel prossimo secolo? La ragione e’ la stessa per cui non sono interessati alle misure di prevenzione del crimine: perche’ occorrono anni per provare che queste misure sono efficaci, e la maggior parte dei politici hanno bisogno di una gratificazione all’istante - un approccio frontale, qualcosa di altisonante per ottenere voti nella prossima elezione.

Nel 1995 un condannato a morte ottenne uno stop all’ultimo minuto dalla Corte Suprema dell’Arizona. A poche ore dall’annuncio il nostro governatore indisse una conferenza stampa per annullare lo stop, dicendo che i familiari della vittima dovevano avere la conclusione. Incolpo’ la corte suprema per aver fatto politica e chiese un’inchiesta. Nello stesso momento, deciso che i detenuti del braccio della morte dovevano essere messi ai lavori forzati in catene e avrebbero perso i loro privilegi. Promise uno studio dell’attivismo giudiziario della corte e descrisse come questo tipo di azione stesse facendo degli USA una terra dove viziosi killers diventano star dei media e sfuggono la loro punizione mentre le vittime soffrono per anni.

Per fornire adeguate punizioni e sofferenze per i condannati a morte, il governatore sta ora sollecitando il dipartimento di correzione a formulare un programma per mettere 121 condannati ai lavori forzati scavando buche e spaccando pietre. Queste squadre lavorerebbero all’interno delle mura della prigione invece che fuori sulle strade. Per come la vedo io ci sono un paio di ostacoli. Prima di tutto noi siamo stati condannati a morte e non ai lavori forzati. Non c’e’ niente nella costituzione che dica che siamo stati condannati ad altre punizioni in aggiunta alla morte. La legge andrebbe riscritta e poi applicata solo nelle sentenze seguenti. Il secondo ostacolo e’ che molti condannati qui accoglierebbero con gioia la possibilita’ di avere un piccone in mano per retribuire alcune guardie o alcuni altri prigionieri.

Cosa stanno imparando i prigionieri? Molto poco, grazie al clima politico corrente in questo paese. Recentemente il congresso ha votato il blocco dei Pell Grants, i fondi federali per l’educazione dei detenuti. E’ solo l’ultima espressione dell’ambivalenza di questa societa’ nei confronti dei prigionieri. Rinchiudiamo le persone, in modo che quando escano siano cambiate in meglio, pronti a lavorare e vivere nelle nostre comunita’. E’ un conflitto che c’e’ sempre stato nella storia dei penitenziari americani. Nel secolo scorso i prigionieri venivano tenuti in isolamento, in celle separate, in completa solitudine. In questo secolo c’e’ stato un cambiamento. Nell’ottica di risparmio nella costruzione delle prigioni, i detenuti vennero messi a lavorare in cave che fornivano pietre per nuove prigioni, e divento’ conveniente usare il lavoro dei prigionieri invece che quello di un lavoratore pagato. Divento’ talmente popolare fra le ditte che a un certo punto gli organizzatori delle meccaniche del mondo libero e altri legislatori decisero di bloccare questa pratica, che danneggiava i loro interessi.

Ma i legislatori non vollero che la costruzione di prigioni fosse di nuovo pagato dalle tasse. Alla fine i sindacati dei lavoratori vinsero e il divieto venne esteso. L’educazione ando’ a riempire le lunghe ore vuote dei giorni in prigione. Venne insegnato che educare un individuo - da utilizzare quando rilasciato - poteva ridurre il recidivismo. Arrivarono i fondi federali. Molti amministratori di prigioni adottarono programmi educazionali perche’ li aiutava a mantenere la sicurezza, occupando i detenuti in modo gratuito. Le persone passavano anni nella speranza e frequentavano la biblioteca legale. I programmi creavano la speranza che un giorno sarebbero riuscite a uscire dal sistema giudiziario criminale. E la speranza mantiene viva una persona.

Non e’ che questi programmi non funzionino; e’ che e’ diventato scomodo pensare che i prigionieri possano diventare persone migliori. Specialmente quando rappresentiamo la nuova presenza demoniaca nella societa’. Se non ci credete, riconsiderate i punti che ho menzionato e che ci hanno portato alla situazione attuale. Deve essere che molti vogliano tornare ai tempi bui, perche’ non vedo molta opposizione a queste mosse. Io mi stupisco, quanti conoscono l’ultimo atto del senatore Phil Graham del Texas (Stop Turning Out Prisoners)? Questa proposta capovolgerebbe una serie di decreti federali reintroducendo condizioni inumane nelle prigioni. Deve essere chiaro che la rieducazione e’ l’investimento migliore, anche se e’ costoso. Dagli anni dei pionieri ad ora che il costo in dollari e vite e’ chiaro, la domanda migliore a cui rispondere dovrebbe essere "stiamo insegnando qualcosa ai prigionieri"?


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